Liu Bolin, la foto progetto in collaborazione con Melania Dalla Costa
La Galleria Gaburro di Milano (via Cerva 25) è teatro di una iniziativa dal forte contenuto politico e sociale.
Dal 13 marzo al 30 aprile 2023, viene esposta una fotografia inedita, appartenente alla serie Target, di Liu Bolin (Shandong, 1973), uno degli artisti più conosciuti e apprezzati a livello internazionale, che s’ispira ai moti di protesta delle donne iraniane che stanno infiammando le piazze della nazione mediorientale e che sarà realizzata a Milano, proprio negli spazi della Galleria Gaburro.
Il progetto si è concretizzato grazie al contributo dell’attrice e attivista Melania Dalla Costa, testimonial della campagna 2019 delle Nazioni Unite (UNICRI), da tempo a fianco delle donne che hanno subito violenze fisiche, psicologiche e culturali. Consapevole dell’interesse di Liu Bolin nel trattare il tema della libertà tramite la sua pratica performativa, Melania, con il suo lavoro di attivista, è entrata subito in contatto con Nasibe Shamsaei dopo la sua protesta per la tragedia della giovane ragazza Mahsa Amini che ha sconvolto il mondo e con questo progetto vuole dare voce a un’altra attivista la cui voce non è libera.
Nasibe Shamsaei è fuggita dall’Iran dopo una condanna a dodici anni di reclusione per aver organizzato la campagna dei “mercoledì bianchi” in cui si incoraggiano le donne a rimuovere il velo o a indossarne uno bianco in segno di protesta. Nel novembre 2020 è stata arrestata dalla autorità turche in aeroporto, nel tentativo di trovare asilo in Unione Europea.
Nasibe rischia costantemente di essere deportata in Iran, come già successo ad altre attiviste iraniane fermate in Turchia, in violazione del principio internazionale consuetudinario di non-refoulement, che vieta l’espulsione verso Paesi dove le persone sono a rischio di persecuzione, di trattante inumani o degradanti.
Nasibe, all’interno del progetto artistico di Liu Bolin, diventa quindi simbolo delle migliaia di donne che lottano ogni giorno per la propria libertà.
A differenza del ciclo Hiding in Italy, in cui Liu Bolin si mimetizza nel contesto che lo avvolge, nella serie Target sono le persone a divenire parte integrante del progetto e quindi dell’opera finale, in una compartecipazione attiva e coerente con la tematica su cui si vuole riflettere.
Centrale nell’impianto figurativo della fotografia è il gesto di Nasibe Shamsaei di tagliarsi i capelli, sinonimo di ribellione pacifica, in cui si rivendica una libertà autentica e profonda, che ancora oggi spinge l’essere umano a rischiare la propria vita, nelle piazze e nelle strade di tutto il mondo.
Insieme a Nasibe Shamsaei e Melania Dalla Costa, prendono parte alla realizzazione dell’opera ideata da Liu Bolin donne iraniane, avvalorando il significato dell’azione ed evidenziando come l’arte possa ancora stimolare una riflessione attiva di tematiche importanti della contemporaneità. Tra le personalità coinvolte ci sono anche Delshad Marsous e Taher Nikkhah, decisivi nel processo di coinvolgimento dei partecipanti e nel racconto di cosa significa vivere sotto un regime totalitario, caratterizzato da esecuzioni e repressioni violente.